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Pulizia degli arenili: proteggere gli habitat naturali evitando mezzi pesanti

Legambiente Calabria chiede da diversi anni ai sindaci dei comuni costieri di tutelare la bellezza degli ecosistemi costieri e di non utilizzare mezzi meccanici per la pulizia degli arenili. E nonostante queste avvertenze siano oramai conosciute e prescritte anche dalla Regione, compaiono sistematicamente ruspe, bulldozer e cingolati che creano gravi danni ai sistemi dunali ed alle specie e habitat a rischio, che si trovano lungo le coste calabresi.

Anche quest’anno Legambiente ha ritenuto importante il provvedimento del Dipartimento Territorio e Tutela dell’Ambiente dalla Regione Calabria, che con nota nr. 348263 del 24.05.2024 indirizzata a tutti i comuni costieri, ha ribadito i divieti di uso di mezzi meccanici per la pulizia della spiaggia, di transito sul litorale di fuoristrada o altri mezzi su ruota di sbancamento e spianamento che possa alterare il contorno delle dune e comminando le relative sanzioni economiche nei confronti dei comuni inadempienti. Ma questo evidentemente non è ancora sufficiente a garantire la salvaguardia degli habitat costieri che comporta azioni concrete in particolare per la tutela della tartaruga Caretta caretta - unica tra le tartarughe marine a nidificare in Italia - per la cui conservazione l’associazione del cigno verde sta stipulando protocolli d’intesa nell’ambito del progetto Life Turtlenest che Legambiente sta realizzando in tutto il territorio nazionale. Ed ancora, per la tutela del Charadrius alexandrinus (Fratino), nidificanti sulle coste della Calabria e delle comunità vegetali psammofile e di specie tipiche come il giglio di mare e l’efedra.

“La realtà dei comuni e degli amministratori calabrese è, come spesso accade, a macchia di leopardo – afferma Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria - esistono esempi virtuosi come Palizzi (RC), dove l’amministrazione sta tutelando habitat e specie protette, ma allo stesso tempo esistono troppe amministrazioni comunali che continuano a favorire la devastazione delle spiagge effettuando la pulizia con mezzi meccanici. Addirittura, da una recente ricognizione effettuata dal dipartimento regionale al territorio e tutela dell’ambiente, è risultato che circa il 50% dei comuni costieri non è neppure dotato di un piano spiaggia al punto che la Regione Calabria è stata obbligata ad intervenire”.

Ma le spiagge calabresi soffrono anche per altre problematiche: sulle spiagge calabresi ci sono troppi rifiuti, costituiti per oltre l’80% da plastiche e mozziconi di sigaretta; molte zone costiere sono sottoposte a fenomeni consistenti di erosione costiera, destinati ad aggravarsi in connessione alla crisi climatica; e tante subiscono gli effetti negativi delle persistenti carenze dei sistemi di depurazione per come evidenziato ogni anno dalla campagna di Legambiente Goletta Verde oltre che dell’abusivismo edilizio e, in ultimo, dalla paradossale scelta della Regione di ignorare le norme UE e le sentenze della Magistratura amministrativa sulle concessioni balneari.

“Alle amministrazioni comunali - conclude Anna Parretta - chiediamo di tutelare attivamente le spiagge, le specie protette ed i loro habitat nelle operazioni di pulizia degli arenili, nella gestione del ciclo dei rifiuti e nella depurazione, applicando in concreto la normativa esistente. Alla Regione Calabria chiediamo di assicurare la tutela e la salvaguardia degli ecosistemi costieri effettuando controlli rigorosi sul rispetto delle norme e di garantire effettivamente il diritto al libero uso del bene collettivo spiaggia, alzando il limite della libera balneazione ad almeno il 60% degli arenili analogamente ad altre regioni. Un’economia turistica solida e durevole che porti alla Calabria reale sviluppo non può che essere fondata sulla difesa della bellezza naturalistica e su criteri di sostenibilità ambientale e sociale che devono essere posti a fondamento anche delle procedure comparative di assegnazione delle concessioni balneari. Ricordando soprattutto che i beni demaniali non sono di “nessuno” e neppure di “pochi”: sono di tutte e tutti noi”.

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